I soppalchi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea sono una coppia di spazi espositivi ricavati alla fine degli anni ’90 alle due estremità del museo di Valle Giulia riducendo in altezza quattro ambienti minori nell’ampliamento della Galleria progettato da Cesare Bazzani nel 1933.
Uno affacciato verso Via Gramsci e l’altro verso Via Aldrovandi, i soppalchi hanno ospitato molte delle oltre cinquanta mostre prodotte dal museo di Viale delle Belle Arti sotto la direzione di Cristiana Collu. Se il Salone Centrale è destinato agli eventi e alle grandi esposizioni temporanee per vocazione, nei soppalchi si allestiscono mostre più intime, spesso monografiche o antologiche. Questa volta, le due appena inaugurate possono anche essere definite mostre brevi.

Emanuele Cavalli e la Scuola romana: attraverso gli archivi e «Sobre sí mismo»: Franco Nonnis 1959-1965 sono state aperte al pubblico lo scorso 10 febbraio e si potranno visitare fino al 20 marzo; sono quindi brevi nel loro sviluppo temporale: una finestra di poco più di un mese, breve rispetto al ritmo col quale abitualmente le mostre si succedono negli spazi della Galleria.

Ma sono brevi anche nel percorso espositivo, perché si trovano a condividere uno dei due soppalchi, quello sul lato di Via Aldrovandi (in quello, speculare, che si affaccia su Via Gramsci, prosegue la bella esposizione dedicata alla Poetica del semplice di Monica Balzoni/Bianca e Blu che si sviluppa anche nella Sala sottostante).
Ogni soppalco è composto infatti di quattro ambienti, due più grandi e due più piccoli, simmetrici e collegati tra loro da un ballatoio che si affaccia a doppia altezza sugli spazi espositivi sottostanti; ognuna delle due nuove mostre ha perciò a disposizione due sale e condivide con l’altra il ballatoio: una visita breve.

Quello che potrebbe sembrare un limite, costituisce un’opportunità: rispetto alla distribuzione quasi rarefatta dei capolavori esposti nelle sale più grandi del museo declinato secondo Time is Out of Joint, in mezzo soppalco lo spazio condensato di ciascuna mostra è efficace per contrasto: la densità delle opere è maggiore, l’impatto con i temi intimo, ma anche immediato.


Emanuele Cavalli e la Scuola romana: attraverso gli archivi documenta un periodo cruciale della storia dell’arte del Novecento: quello dell’Italia tra le due guerre. Articolata in tre sezioni, la mostra parte dall’esordio di Cavalli con gli studi di pittura presso il maestro Felice Carena a partire dal 1921, e ne confronta l’evoluzione con quella degli altri esponenti della Scuola Romana; passa quindi ad indagare il tema, centrale nell’opera di Cavalli, della pittura tonale; con l’ultima sezione apre infine uno sguardo sulla sua attività di fotografo.


Sul lato opposto del ballatoio «Sobre sí mismo»: Franco Nonnis 1959-1965 ripercorre un altro snodo fondamentale della cultura artistica in Italia: la nascita delle correnti informali, l’affacciarsi delle novità americane e i primi interventi concettuali portano nelle opere di Nonnis richiami ai lavori di Pollock, Rauschenberg e Burri, a cui molti dei dipinti in mostra rimandano intensamente.
Partecipando al Movimiento Artístico del Mediterráneo l’artista espone a Madrid, Valencia e Barcellona quadri intensi e maturi. Nel 1963 a Venezia, Roma e Milano divide la sua produzione tra collage poetici e opere polimateriche. A partire dal 1965 il suo crescente coinvolgimento nelle attività teatrali, l’attività col Gruppo di Improvvisazione di Nuova Consonanza e i prestigiosi incarichi come scenografo lo allontaneranno dalla pratica della pittura.


Ad accomunare queste due mostre brevi, oltre alla condivisione dello spazio, c’è la generosità delle famiglie dei due artisti.

La mostra dedicata a Emanuele Cavalli (1904-1981) fa tesoro della recente donazione del suo archivio alla Galleria da parte della figlia Maria Letizia e fa parte di un più ampio progetto di celebrazione a quarant’anni dalla morte, composto da altre due iniziative patrocinate dalla Galleria Nazionale e dal Museo Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza in collaborazione con l’Associazione Emanuele Cavalli.

Quella dedicata a Franco Nonnis (1925-1991) parte dalla donazione dell’intero fondo dell’artista da parte della famiglia alla Galleria per puntare a una vera e propria riscoperta della sua figura di intellettuale poliedrico, vivace e curioso. Dopo un’importante mostra al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza nel 1991, poco prima della sua morte prematura a 66 anni, l’opera di Nonnis è stata infatti dimenticata, e il suo nome è rimasto vivo solo tra gli studiosi e tra coloro che con lui hanno intessuto rapporti di conoscenza o collaborazione.

C’è quindi anche questa dichiarata intenzione di valorizzazione a accomunare le due mostre, e si traduce in un flusso intenso di informazioni e suggestioni: la presenza di materiali come diari, lettere e documenti stimolano la curiosità del visitatore e lo spingono a ulteriori approfondimenti sulla personalità, la storia personale e la produzione dei due protagonisti.

È qui che le due mostre smettono di essere brevi per diventare un’occasione per intraprendere nuovi, lunghi viaggi di riscoperta.

  • Emanuele Cavalli e la Scuola romana: attraverso gli archivi.
    A cura di Manuel Carrera.
  • «Sobre sí mismo»: Franco Nonnis 1959-1965.
    A cura di Maurizio Farina, Francesco Mozzetti e Guido Rebecchini.

Dal 10.02 al 20.03.2022 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Viale delle Belle Arti 131, 00197 Roma
Dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19, ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura.