Dal 19 marzo al 9 luglio 2022 la sede romana dell’Instituto Cervantes ospita le opere di uno dei protagonisti più rappresentativi della scena culturale spagnola contemporanea: Gonzalo Chillida. La mostra monografica, presentata, oltre che dall’Instituto Cervantes, da Acción Cultural Española, dall’Etxepare Euskal Institutua e dal Museo de Bellas Artes de Bilbao, è curata da Alicia Chillida, figlia dell’artista, e promossa da Miguel Zugaza, direttore del museo di Bilbao, che ne custodisce l’opera.

Il progetto si propone di celebrare la figura e e il percorso artistico di Gonzalo Chillida attraverso una mostra itinerante nelle sedi internazionali dell’Instituto. La tappa romana segue quella di Parigi e precede quella che si svolgerà Tokyo da luglio a ottobre prossimi. La mostra farà poi ritorno a Bilbao nel 2023.

Si tratta di un lungo e atteso viaggio, come spiega il direttore Miguel Zugaga: “Parigi, Roma e Tokyo: la città dell’avanguardia, quella del classicismo e, infine, quella che riunisce la perfetta sintesi di entrambe, dove si incontrano tradizione e modernità.”


Nella sede di Piazza Navona sono esposti 34 quadri, 10 litografie e una selezione di immagini fotografiche e collage, provenienti da collezioni private e pubbliche – San Telmo Museoa e Colección Kutxa di San Sebastián, Museo de Bellas Artes di Bilbao e Fundación Juan March di Madrid – oltre che da quella della famiglia dell’artista.

La mostra è accompagnata da La idea del Norte, il documentario diretto nel 2016 dalla stessa curatrice insieme a Benito Macías che descrive il processo creativo di Gonzalo Chillida partendo da materiale d’archivio – film Super 8 e fotografie originali – arricchito dal contributo di persone legate alla sua vita e da immagini dei luoghi in cui ha vissuto e lavorato.


Uomo segreto, come lo definisce l’amico e poeta Gabriel Celaya, Gonzalo Chillida nasce a San Sebastián, nei Paesi Baschi, nel 1926. A caratterizzare la sua precoce vocazione per la pittura sono l’influenza dei grandi maestri spagnoli, che può osservare al Museo del Prado a Madrid, e il tema del sobrio paesaggio castigliano, in cui trova un infinito simile al mare.

Nel corso del suo soggiorno parigino, a partire dal 1951, Chillida farà propri la vitalità del clima culturale e le nuove correnti dell’arte contemporanea. Spiega la curatrice Alicia Chillida: “Questa esposizione dispone in sequenza l’itinerario vitale di Gonzalo Chillida, i suoi anni di formazione in una Parigi effervescente, un periodo in cui lascia da parte il figurativismo dei suoi anni precedenti in Castiglia per sperimentare con l’astrazione geometrica e il post-cubismo. Insieme al fratello Eduardo, Parigi offre all’autore l’ambiente della galleria Maeght e incontri con artisti come Braque e Palazuelo, decisivi per la sua successiva evoluzione.”


Nel 1953 Gonzalo Chillida fa ritorno nella sua terra d’origine, stabilendosi a San Sebastián: l’atmosfera del Golfo di Biscaglia, la sua luce e la sua forza caratterizzano le opere della maturità.

“L’artista circoscrive la sua area di interesse al limite tra il mare e la terra, ricettacolo di luce, luogo instabile che si contendono l’acqua e la sabbia, la natura e la cultura, il linguaggio e l’innominabile,” spiega Alicia Chillida.


Nel 1955 una mostra collettiva all’Accademia di Spagna a Roma è per Chillida l’occasione per approfondire i suoi interessi per l’archeologia e l’antico: la sua personale scoperta del sito etrusco di Cerveteri stimola un’interesse per la preistoria basca e per il mondo minerale e dei fossili che lo accompagna per il resto della sua attività. “La sabbia, materia insignificante e infinitesimale, diventa la protagonista della sua opera a partire dal 1960,” spiega sempre la figlia Alicia.

A partire dalla metà degli anni sessanta è l’incontro con gli artisti che gravitano intorno al Museo di Arte Astratta Spagnola di Cuenca e alla Galleria Juana Mordó di Madrid a inserire Chillida nel contesto dell’arte del suo tempo. La sua produzione si interrompe solo poco prima della morte, avvenuta nel 2008.


Le opere in mostra nella Sala Dalí dell’Instituto Cervantes di Roma sono caratterizzate da una grande coerenza e intensità, sia per quanto riguarda i temi – il mare, la sabbia, la foresta e il cielo – che per il linguaggio e la tecnica utilizzati.
Si tratta di immagini allo stesso tempo forti e delicate, a volte essenziali e austere ma mai severe o ostili.

“Gli spazi vuoti hanno sempre qualcosa di metafisico, come se la mera assenza di figure umane facesse sì che il paesaggio rivelasse qualcosa della sua anima,” scrive Luis García Montero, direttore dell’Instituto Cervantes.

“Ma metafisica non vuol dire solitudine; né anima, astrazione. Il corpo del paesaggio è anche sensuale, e sarebbe ingiusto non vedere tutto ciò nell’opera di Gonzalo Chillida, così come non c’è niente di più vivo di una natura morta, poiché ci ricorda sempre quello che sta per non esistere più, ma esiste ancora. Il fatto è che la passione per il dettaglio che si riscontra in Gonzalo Chillida è pura sensualità; chi nota il dettaglio ha uno sguardo molto determinato, che cerca un tipo di piacere molto concreto.”


Il percorso di visita della mostra è relativamente breve – troviamo le opere distribuite in quattro ambienti al piano terreno con una piccola appendice al piano interrato, dove possiamo anche respirare la storia del Circo di Domiziano – e questo la rende perfetta come destinazione di elezione di una piacevole passeggiata per il centro storico di Roma, o come momento di pausa in una giornata un po’ frenetica, da tornare a visitare.

Come spiega la direttrice dell’istituto basco Etxepare Irene Larraza Aizpurua: “Silenzi e poesia; niente ci è più necessario al giorno d’oggi, in mezzo al rumore e alla voragine. Per questo, tornare all’essenziale attraverso la splendida opera di Gonzalo Chillida è un esercizio ora più necessario che mai.”

  • Gonzalo Chillida.
    A cura di Alicia Chillida.

Dal 19.03 al 09.07.2022 nella Sala Dalí dell’Instituto Cervantes
Piazza Navona 91, 00186 Roma
Dal martedì al sabato dalle 16 alle 20. Ingresso gratuito.