Dopo una collaborazione di due anni con Sergio Casoli, nel 2020 Mattia De Luca apre la propria galleria negli stessi spazi che avevano ospitato il progetto Casoli De Luca, al piano terreno di Palazzo Albertoni Spinola, un edificio rinascimentale costruito su progetto di Giacomo della Porta e di Girolamo Rainaldi a metà strada tra il Campidoglio e il Ghetto Ebraico di Roma.

Le mostre proposte dalla Galleria Mattia De Luca, in continuità con l’esperienza precedente, sono dedicate a grandi maestri del Novecento italiano e internazionale e il suo programma di ampio respiro la colloca oggi tra le più innovative gallerie d’arte capitoline.

Dallo scorso 30 aprile i suoi spazi ospitano la mostra Giorgio Morandi – Il tempo sospeso, realizzata in collaborazione con il Centro Studi Morandi di Bologna con il patrocinio del Comune di Roma e del Comune di Grizzana Morandi.

L’esposizione romana, che si concluderà il 2 luglio, è la prima di due tappe: le seguirà in autunno Giorgio MorandiOn the edge, ospitata nella sede di New York della Galleria.

Per Mattia De Luca il tempo sospeso è prima di tutto quello dell’incertezza, quello che abbiamo imparato a conoscere in due anni di pandemia; è poi quello che continua a caratterizzare il momento presente: il tempo della guerra.

Non è stato difficile per De Luca ritrovare questa sospensione nelle opere di Giorgio Morandi, un uomo che ha vissuto due guerre mondiali e che provato in prima persona il peso della disillusione, della perdita di riferimenti, della sconfitta di ogni credo.

Per arginare la deriva dell’umano il pittore ricerca un ordine mentale, un’armonia della forma, una materia che si fa luce, senza tuttavia cancellare il brivido del dubbio che si ritrova in ogni sua immagine, trasformato in attesa, sospensione.

Mattia De Luca ha chiesto di occuparsi della curatela della mostra la storica dell’arte Marilena Pasquali, che si occupa di Giorgio Morandi dal 1982, quando ha creato presso la Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna l’archivio e centro studi a lui dedicato. Pasquali è stata poi fondatrice del Museo Morandi nel 1993 e del Centro Studi Giorgio Morandi nel 2001, del quale è tutt’ora direttrice.

Per il progetto sono stati selezionati circa quaranta lavori, tra dipinti e opere su carta, datati tra gli anni ’20 e i primi anni ’60, che ripercorrono il percorso artistico di Morandi con la volontà di approfondire la conoscenza di quell’arte che Cesare Brandi definiva difficile e segreta.

Le opere sono state raccolte grazie a prestiti provenienti da Bologna, dal Museum für Gegenwartskunst Siegen, e da collezioni private. A New York, il prossimo autunno, On the edge proporrà un’antologica ancora più ampia, arricchita da una selezione di lavori su carta.

Mettere il reale tra parentesi per riuscire a viverlo. Prendere le distanze dal mondo per poterlo abitare, per accettarlo senza perdere autonomia di pensiero e umanità di comportamento.
Sostenere l’importanza della sospensione, la necessità dell’attesa, il bisogno di distacco.
Raramente un artista ha saputo trasmettere tutto questo – ragione e sentimento fusi insieme – come ha fatto Giorgio Morandi con le sue composizioni di oggetti, i suoi scorci di natura, i suoi fiori di seta, immagini in apparenza così “neutrali” e in realtà così forti, così vuote di uomini e così colme di umanità.
Morandi è artista “sull’orlo”, sempre in equilibrio sulla soglia di un tempo e di un mondo che stanno cambiando a grande velocità, e come tale oggi è più che mai necessario, in questo tempo difficile e sempre più veloce, inafferrabile e spesso incomprensibile.

Marilena Pasquali, curatrice della mostra

Giorgio Morandi – Il tempo sospeso è allestita nelle tre sale al piano terra della Galleria e prosegue nei nuovi spazi al piano interrato, in cui trovano posto disegni, incisioni e altri documenti del maestro bolognese.

Gli ambienti principali si affacciano su Piazza di Campitelli e sono ampi e luminosi, dominati dal colore bianco contrappuntato dall’argilla del pavimento in cotto e dal colore della pietra.
Sono spazi raffinati, che mettono in scena un equilibrio delicato tra le caratteristiche di un edificio storico e l’assenza di connotazione formale tipica del white cube operando scelte minimaliste, come quella di rinunciare totalmente ad utilizzare un battiscopa, ma lasciando in evidenza allo stesso tempo le cornici architettoniche presenti nelle sale.

Il serrato accostamento tra alcune “varianti” morandiane mette in luce nuovi spunti critici, come anche alcuni documenti inediti emersi recentemente dagli archivi di famiglia e integrati al percorso espositivo.

Molte delle opere in mostra sono state esposte raramente o tornano a esserlo per la prima volta dopo anni, e questo rende Il tempo sospeso particolarmente prezioso.
Pur trattandosi di una galleria d’arte non c’è poi davvero nulla, dal punto di vista dell’esperienza di visita, che la renda diversa da quella che potrebbe svolgersi in una sede istituzionale, se non il fatto – tutto positivo – che l’ingresso è libero.

Anche la comunicazione è quella tipica dei musei: romani e turisti sono informati del progetto attraverso affissioni pubblicitarie, sia fisse che sui mezzi della rete di trasporto pubblico urbano, un’iniziativa decisamente non consueta che indica una volta di più la volontà di configurarsi some una mostra vera e non come occasione, sia pur colta e pienamente dignitosa, per esporre opere d’arte che è possibile acquistare. Il numero dei pezzi in vendita è, peraltro, molto limitato.

Una serie di fiori di Giorgio Morandi in mostra a Roma

Insieme alle nature morte dipinte ad olio su tela, immagini iconiche dalla immediata riconoscibilità, in mostra troviamo anche dipinti di fiori e paesaggi, tra cui vedute di un luogo fondamentale per la storia personale dell’artista come Grizzana.

È proprio la presenza di questi soggetti a suggerire una relazione tra le opere di Giorgio Morandi e quelle di Gonzalo Chillida in mostra all’Instituto Cervantes di Roma fino al 9 luglio prossimo, delle quali abbiamo scritto qualche settimana fa.

Due opere di Gonzalo Chillida in mostra all’Instituto Cervantes di Roma

A più di qualcuno i lavori figurativi di Chillida avranno ricordato la poetica di Morandi, e ora la presenza a Roma in contemporanea delle due mostre permette di verificare di persona questa suggestione. Non a caso una frase di Morandi – solo noi possiamo sapere che un calice è un calice, che un albero è un albero – viene citata esplicitamente da Alicia Chillida, figlia dell’artista, nella presentazione della mostra di Piazza Navona.

Morandi e Chillida hanno poi in comune il fatto di dipingere i propri luoghi del cuore, paesaggi a cui sono fortemente legati e che conoscono a fondo attraverso soggiorni prolungati in momenti importanti della vita.

Un paesaggio di Giorgio Morandi in mostra a Roma

A corredo del doppio progetto espositivo, Il tempo sospeso/On the edge vedrà pubblicato un catalogo con testi della curatrice e di altri studiosi, letterati e artisti.

Il volume raccoglierà immagini dalla mostra di Roma e da quella di New York, documenti inediti d’archivio e testimonianze sulla vita e l’opera di Giorgio Morandi studiati e analizzati appositamente per questo progetto.

Una delle nature morte di Giorgio Morandi esposte a Roma

  • Giorgio Morandi. Il tempo sospeso.
    A cura di Marilena Pasquali.

Dal 30.04 al 02.07.2022 alla Galleria Mattia De Luca
Piazza di Campitelli 2, 00186 Roma
Dal martedì al sabato dalle 10 alle 19.

Foto: Paolo Olivi @PaoloFM. Per gentile concessione della Galleria Mattia De Luca.